ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Lunedì, 17 Ottobre 2016 07:00

Putin teme Hillary Clinton Presidente, in gioco è la democrazia occidentale

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Secondo un’analista politica americana, Frida Ghitis, molto puntuale nelle sue riflessioni, l’interferenza di Putin nelle elezioni americane trova giustificazione nel timore della Clinton.

E su questo punto, Donald Trump e Vladimir Putin, che sembrano essere d'accordo su tante questioni, appaiono divergenti. Trump sostiene che Hillary Clinton è troppo debole per essere presidente degli Stati Uniti, il presidente russo sembra avere davvero paura di Hillary. La prova, che la Russia stia lavorando attivamente per minare le prospettive presidenziali della ex segretaria di Stato, nonché first lady del chiacchierato marito ex presidente, è legata al fatto che, poche ore prima della convention del partito, gli hacker hanno rilasciato le e-mail del Democratic National Committee; specialisti della sicurezza internet hanno trovato le impronte digitali di agenzie russe.

La prova che sta maturando è che la Russia stia lavorando attivamente per minare le prospettive presidenziali di Clinton. L’ultima uscita di Obama con la ritorsione della Cia verso Mosca nasce proprio dall’accusa formale del governo degli Stati Uniti di interferenza russa volta a danneggiare il candidato democratico.

Secondo Frida Ghitis, mentre la campagna repubblicana si sofferma sui colpi di tosse della Clinton e del suo stato di salute che la porta talvolta a inciampare, Putin la vede come una minaccia per i suoi obiettivi. Per capire questo bisogna fare un passo indietro e osservare la vicenda russa.

Già nel 2011, Putin ha dovuto affrontare le più grandi proteste del paese da quando c’era stato il crollo dell'Unione Sovietica. Aveva già svolto due mandati come presidente, il massimo consentito, e nel 2008 era diventato primo ministro, con uno stratagemma che gli ha permesso di stare saldamente sulla scena mentre il suo alleato, Dmitry Medvedev, faceva il presidente. Poi ha annunciato – suscitando molta rabbia, ma solo un po’ di sorpresa - che avrebbe cercato un terzo mandato come presidente. Tre mesi più tardi, è scoppiata la furia dell’opposizione quando il suo partito ha stravinto una le elezioni legislative tra accuse di frode. Nonostante il freddo polare di Mosca, migliaia di persone hanno manifestato in piazza contro questo regno infinito di Putin, chiedendo elezioni eque. Slogan e cori riproponevano frasi quali: "Putin è un ladro!" Qui c’è un intervento, dell’allora segretario di Stato Clinton che si schiera apertamente con i manifestanti con un’espressione che il presidente Russo deve essersi segnata spezzando la matita: "Il popolo russo, come le persone in tutto il mondo," ha detto Hillary, "... merita libere, eque, elezioni e trasparenti". Putin risponde duramente accusando la Clinton di inviare "un segnale" all’opposizione.

L’animosità personale di Putin verso Clinton coincide con i suoi obiettivi strategici più ampi. Negli ultimi anni, ha lanciato una politica estera (e nazionale) sempre più muscolare. Sta sfidando gli Stati Uniti, la NATO e l'Unione Europea ad ogni turno. Nonostante un'economia che si contrae - non molto più grande di quella del Messico - La Russia usa il suo potere militare per renderlo un attore importante sulla scena mondiale.

La Russia, secondo gli analisti occidentali, ha montato una campagna per "screditare il modello democratico liberale dell'Occidente, e minare i legami transatlantici," manipolando i paesi dell'Europa orientale e "sostenere l'estrema destra" contro l'UE. Quel "Cremlino Playbook" comprende manomissione con le elezioni in Europa e negli Stati Uniti.

Clinton si trova su questa linea in sfida diretta alla visione di Putin, già in parte in atto, di una Russia con una sfera di influenza che include l'ex territorio sovietico e, più genericamente, l'Europa orientale, insieme a un'Europa indebolita, degli Stati Uniti e della NATO.

Mentre Clinton sembra pronta a indurire la posizione degli Stati Uniti, la politica estera di Trump coincide con la Russia di Putin. Egli ha suggerito che potrebbe riconoscere l'annessione della Russia di Crimea, che Putin ha preso con la forza da Ucraina; potrebbe sospendere le sanzioni economiche contro la Russia; e potrebbe persino allineare con le sue politiche in Siria con Putin e Assad.

Quando Putin ha giustificato nel 2014 l’acquisizione della Russia di Crimea come uno sforzo per proteggere le minoranze russe lì, Clinton ha detto che ricorda la giustificazione di Hitler per l’annessione di territori dell'Europa orientale. Putin ha poi commentato che la Clinton non è " mai stata troppo graziosa nelle sue dichiarazioni."

La Clinton è stata anche un po’ critica sulla risposta alquanto contenuta di Obama, dicendo: "Io sono nella categoria delle persone che avrebbero voluto fare di più, in risposta alla annessione della Crimea e la destabilizzazione continua dell'Ucraina."

E che sia proprio Putin il suo bersaglio di nome e di fatto, lo dimostra un discorso dello scorso anno, quando ha detto, "Io rimango convinta che abbiamo bisogno di uno sforzo comune che costi alla Russia e, in particolare, a Putin."

L'elemento più urgente all'ordine del giorno della politica estera sia per gli Stati Uniti e la Russia è la guerra civile in Siria. Lì, la campagna Trump ha offerto idee contrastanti, ma nel più recente dibattito Trump sembrava di stare con Putin.  Mentre Obama ha mantenuto un approccio estremamente contenuto alla crisi, l'invio di segretario di Stato John Kerry a più, fino ad ora inutili, maratone diplomatiche con il suo omologo russo, mentre la Russia continua bombardamento su civili a sostegno di Assad, Clinton sembra determinato a imporre una no- fly zone, per sfidare non solo l'esercito di Siria, ma anche la Russia. Dice che avrebbe mantenuto un profilo comunicativo con i russi al fine di evitare scontri, aggiungendo "li voglio a tavola ", ma si tratta di una partenza più tagliente rispetto alla politica attuale, cosa che deve apparire profondamente inquietante a Putin.

Alcuni anni fa, Putin, parlando di Clinton, affermò che " è meglio non discutere con le donne." E’ chiaro che ora farà di tutto per evitare di dover discutere con un presidente Hillary Clinton. 

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