Qualche perplessità c’è stata sulla regia e, a sentire dal brusio, anche per la direzione di Chailly. Dopo l'inno di Mameli qualcuno dal loggione ha gridato "Viva l'Italia antifascista" e "No al fascismo". Il presidente la Russa assicura di non aver “sentito nulla”. E per Salvini “se uno viene a sbraitare alla Scala ha un problema".
Il 7 dicembre il sipario si alzerà alle 18 con la versione del Don Carlo approntata dal compositore per la Scala nel 1884.
Dall'Ucraina con la sua famiglia è fuggita in Polonia e poi in Italia, dove "sono accolti anche i cani e i gatti". A Milano ha scritto il suo primo libro.
Il cda ha scelto all'unanimità dopo un processo di selezione internazionale. Svizzero, aveva iniziato la sua carriera proprio alla Scala. E' direttore di Lugano Musica.