Le emissioni mondiali di gas serra hanno raggiunto 53,5 miliardi di tonnellate di CO2equivalente. Sembravano entrate in una fase di stabilizzazione fino al 2016, ma nel 2017 e anche nel 2018 sono di nuovo aumentate. Per mantenere la traiettoria del riscaldamento globale entro i 2°C le emissioni mondiali dovrebbero essere ridotte di circa il 25% entro il 2030 e di circa il 50% per poter restare nella traiettoria di 1,5°C. Secondo l’UNEP gli sforzi di riduzione delle emissioni di gas serra dei vari Paesi, per poter mantenere la traiettoria dei 2°C, dovrebbero essere triplicati rispetto ai livelli attuali.
L’Agenzia Europea per l’Ambiente, a sua volta, ha appena pubblicato il suo Rapporto “Trends and projections in Europe2018”, sulle emissioni di gas serra nell’unione Europea che documenta che, con le politiche in atto e quelle decise dai governi, tali emissioni si ridurranno al 2030 solo del 30-32% rispetto al 1990, molto meno del target del 40% fissato per la traiettoria dell’Accordo di Parigi. In termini di riduzione annua, le politiche esistenti e decise consentirebbero un taglio delle emissioni di 23-32 Mt ogni anno, meno della metà di quanto sarebbe necessario per raggiungere il target del 40% che richiederebbe un taglio medio di 79 MtCO2eq ogni anno. Sappiamo inoltre che se si dovesse puntare sulla traiettoria di 1,5°C, o comunque di quella ben al di sotto dei 2°C, i tagli di emissioni al 2030 dovrebbero essere ben superiori al 40% (fino al 60% ha scritto l’IPCC).
Il Rapporto dell’Agenzia europea fornisce anche una stima della riduzione al 2030 delle emissioni di gas serra generate dalle misure già in atto e già decise dai vari Paesi europei. Queste riduzioni sono suddivise in due grandi raggruppamenti: quello dei grandi impianti, grandi emettitori di gas serra che riguardano circa il 40% delle emissioni, sottoposti ad una regolazione europea diretta (ETS, emissions trading scheme) per i quali c’è un obiettivo comune a tutta l’Europa di riduzione delle emissioni del 43% al 2030 e quello degli altri settori (trasporti, edifici, agricoltura, rifiuti e piccoli impianti) regolati nazionalmente.
L’Italia che ha un obiettivo di riduzione delle emissioni del 2005 del 33% al 2030 per i settori non ETS, con le misure nazionali in atto e con quelle già decise, ridurrebbe le proprie emissioni da 330 milioni di tonnellate di CO2eq. del 2005 a 249 nel 2030, con un calo del 24%: mancherebbe quindi il suo target per ben il 9%. Le maggiori difficoltà l’Italia le avrebbe proprio nei trasporti e negli edifici dove le emissioni calerebbero solo del 20%.
Alla base di questi ritardi che stanno aggravando il riscaldamento globale, ci sono anche una disinformazione e una non conoscenza delle tecnologie e delle misure di green economy disponibili per affrontare la crisi climatica, non solo prevenendo costi disastrosi degli eventi meteorologici estremi, ma generando vantaggi investendo in nuove possibilità di sviluppo e in nuova occupazione.