Sospesi dalla Tangenziale Est, sopra viale dello Scalo San Lorenzo, gli attivisti hanno aperto un enorme striscione sul quale si legge ‘Respirare è un diritto – #StopDiesel’. A fianco dello striscione, è stata inoltre appesa la riproduzione di due polmoni pieni di fumo, per evidenziare l’inerzia dei governi delle città italiane, incapaci di prendere provvedimenti efficaci e non emergenziali, nell’ambito delle loro competenze, contro l’inquinamento atmosferico.
Greenpeace chiede “da giugno un incontro all’amministrazione capitolina per aprire un confronto sui temi della mobilità” ma “ad oggi questo dialogo non si è ancora aperto”.
I sindaci delle nostre città “hanno la possibilità di proteggere la salute dei loro cittadini e mandare al contempo un segnale fortissimo al mercato”, afferma Andrea Boraschi, responsabile campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia.
“In molte città europee si discute della fine della mobilità ‘fossile’, e in primis di quella a gasolio, e le vendite dei diesel calano. In Italia invece continuano a salire- aggiunge Boraschi- Dobbiamo invertire questa tendenza, facendo capire chiaramente ai cittadini che questa tecnologia ha gli anni contati. Cominciamo dalle grandi città, dove i danni ambientali e sanitari causati dai veicoli diesel sono maggiori”.
“Il biossido di azoto, precursore di altri inquinanti come il particolato fine e l’ozono, è classificato tra le sostanze certamente cancerogene: i suoi effetti patogeni sono principalmente a carico delle vie respiratorie, del sistema sanguigno, delle funzioni cardiache- ricorda Greenpeace-. A Roma oltre tre quarti della concentrazione di questo inquinante è dovuta al traffico veicolare, ovvero pressoché interamente ai veicoli diesel. Un recente rapporto dell’Agenzia Europea dell’Ambiente stima in oltre 17 mila i casi di morte prematura annua causati in Italia dalle alte concentrazioni di NO2: il nostro Paese risulta essere il peggiore in Europa, con un’incidenza sanitaria quasi doppia rispetto alla media Ue”. (agenzia Dire)
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