Fame, carenza medicine e di ogni altro bene necessario a sopravvivere, divieto presidenziale di far entrare aiuti dall'estero, una moneta che è carta straccia e la convivenza civile che è ormai diventata un ricordo lontano.
Nella città di Guayana in Venezuela, almeno 5 negozi sono stati saccheggiati nottetempo. Nell'area un tempo in piena espansione industriale e ora afflitta dalla crisi nera e da un'epidemia di malaria, crescono rabbia e violenza. "Ero fuori, sono arrivato stamattina e abbiamo visto che tutto era distrutto", racconta il titolare di uno dei negozi saccheggiati. Un altro uomo ha invece subìto un furto in casa: "Ci hanno lasciato praticamente nudi - dice - hanno preso i condizionatori, i frigoriferi, tutto. Anche il cesto della biancheria sporca hanno portato via".
Il Paese è a un punto di non ritorno con l'inflazione al 2616 per cento, e il presidente Nicolas Maduro che come soluzione vorrebbe adottare una criptomoneta, il Petro. Proprio questo martedì il Parlamento ha bocciato questa proposta come illegale, tesa a compensare la mancata produzione di petrolio con barili virtuali, generando di fatto ulteriore indebitamento estero.
A Caracas oltre a tentativi di saccheggio a supermercati, si registra la totale scomparsa di denaro, i bancomat danno al massimo 10 mila bolivar (10 centessimi di euro) che non servono a nulla una bottiglia di acqua costa 50 mila bolivar, una coca cola 80 mila bolivar, un pane 20 mila bolivar, un pacchetto di sigarette 22 mila bolivar. In questa situazione esplosiva non solo aumentano i morti per fame ma è in forte aumento l'insicurità personale alle 5 del pomeriggio la città è deserta. (con informazioni Euronews)
Sostieni Agorà Magazine I nostri siti non hanno finanziamento pubblico. Grazie Spazio Agorà Editore