Nella colluttazione un americano è rimasto ferito in maniera grave e un altro in misura più lieve, ma nessun passeggero ha riportato danno alcuno.
Secondo il quotidiano belga “Le Soir”, l’attentatore era legato alla cellula jihadista smantellata in Belgio a gennaio a Verviers, guidata da un belga di origine marocchine Abdelhamid Abaaoud, conosciuto come Abu Omar Soussi ed era già noto ai servizi segreti francesi e spagnoli.
Ciò che è evidente è che questo nuovo possibile massacro fa tentennare ancora di più l’Europa della solidarietà e fa aumentare le sinergie per garantire la sicurezza del Vecchio Continente.
L’Europa si sente in pericolo, economico con la minaccia di un sempre più probabile “Grexit” e con il fiato sospeso per un terrorismo ormai completamente fuori controllo ed asimmetrico asimmetriche, che procede in modo non convenzionali e, quindi, imprevedibile, come dimostrano gli ultimi attentati in Nordafrica, gli attacchi armati di “lupi solitari” jihadisti sul territorio dell’Unione e l’avanzata del’Isis in Iraq, Siria e Libia.
A Febbraio è uscito un bel libro scritto da Maurizio Molinari, intitolato “Il Califfato del terrore” , edito da Rizzoli che ci racconta come nella strategia jiadhista vi è un immenso scatto di violenza che contienedue guerre: unacontro gli infedeli dell’Islam(sunniti contro sciiti e qualunque altra minoranza) e unacontro l’Occidenteinteso come ogni civiltà o organizzazione non islamica e non sottomessa.
E ci dice anche, come nota nel suo commento Furio Colombo, che la vita politica che resta nel nostro Paese e in Europa, si divide in due parti. Una, da incoscienti che hanno la grande fortuna di non capire e di non sapere (dunque per ora immuni dalvedere davvero il pericolo),vuole la guerra, sia come persecuzione interna degli islamici, (per essere sicuri di creare subito, oltre che una immensa ingiustizia, anche un grande pericolo in casa), sia come truppe al fronte, che naturalmenteLe Pen-Salviniguiderebbero con alta strategia da lontano, ma con molto apprezzamento per i nostri alpini neldeserto.
L’altra tiene un basso profilo, fa finta che il problema sia laGrecia(che senza il Jobs Act non ha speranza), e non ha alcuna politica estera (niente, ma proprio niente) e alcuna idea del come interpretare la parola “difesa”, in senso politico e in senso tecnico, in una situazione così squilibrata e così squilibrante.
Entrambe strategie sballate e sbagliate perché non si pongono le domande fondamentali e danno soltanto istintive ed inconsistenti risposte.
Le domande da porsi invece sono: cosa e chi c’è dietro l’ideologia jiadhista; chi la agisce, la finanzia, la arma, e fornisce tanto coraggio di essere crudeli e provocatori in modo osceno e con un uso osceno della sofferenza dei bambini e della riduzione in schiavitù delle donne.
E soprattutto riconoscere che alla base dell’avanzare di questa orrenda ideologia distruttiva c’è l’Europa, che ha lasciato l’Iraq vuoto e la Libia abbandonata, con qualche vendita d’armi e qualche incasso alle pompe di petrolio; con detriti di ambizioni del passato, povere politiche rivali e nessun senso della civiltà condivisa con i popoli, già abbastanza tormentati da guerre nostre e per i nostri interessi, ma nei loro territori.