"Il segnale della Ue deve essere chiaro: non ci lasciamo ricattare dal governo italiano". Lo dice l'ex presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, in una intervista anticipata dal sito di Der Spiegel e che sará pubblicata oggi.
Il presidente del Consiglio interviene all'assemblea generale di Assolombarda: a Milano "perché è doveroso sottolineare l'importanza dall'industria manifatturiera italiana a livello europeo e mondiale".
La media dell'eurozona è +5,2%. L'Istat: nel quarto trimestre aumento dello 0,6% e del 6,4%. La variazione acquisita per il 2022 è +2,4.
Sul dato del I trimestre 2021 pesano le misure per mitigare l'impatto economico e sociale della pandemia.I rapporti più elevati tra debito pubblico e Pil alla fine del primo trimestre del 2021 sono stati registrati in Grecia (209,3%), Italia (160%).
Il suo 'bazooka' era rappresentato dal "Quantitative easing", provvedimento con cui la Bce si è impegnata ad acquistare titoli di stato dei paesi dell'Eurozona per un controvalore di 60 miliardi di euro.
"Dalla mia ultima audizione davanti a questa commissione lo slancio della zona euro è rallentato significativamente, più di quanto avevamo anticipato. Il Pil è ora previsto a 1,1% nel 2019, meno 0,6 punti dalle proiezioni di dicembre, e 1,2% nel 2020, meno 0,5 punti da dicembre": lo ha detto il presidente della Bce Mario Draghi nella sua ultima audizione al Parlamento Ue. Debolezza del commercio internazionale, incertezza legata al protezionismo sono i fattori principali, secondo Draghi.
"Il segnale della Ue deve essere chiaro: non ci lasciamo ricattare dal governo italiano". Lo dice l'ex presidente dell'Eurogruppo, Jeroen Dijsselbloem, in una intervista anticipata dal sito di Der Spiegel e che sará pubblicata oggi.
Il sistema che regola i flussi di denaro nell' ha, di fatto, indebitato le banche centrali dei Paesi più fragili (come l'Italia) con quelle dei più solidi (come la Germania). Come recuperare quei soldi se un Paese esce dall'euro?
Accelera l’espansione del “settore manifatturiero nell’Eurozona”.
Gira al rallentatore il motore dell’economia del Vecchio Continente. A confermarlo i dati dell’indice Pmi composito dell’area euro, che monitorano l’andamento dei settori del manifatturiero e dei servizi.