ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Domenica, 26 Febbraio 2017 08:23

La «fine del Lavoro» secondo Rifkin e il terzo settore con il Corpo europeo di solidarietà

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Dall’1 marzo 2017 sarà possibile presentare le domande per usufruire del contributo per gli investimenti in tecnologie digitali e in sistemi di tracciamento e pesatura dei rifiuti.

La Nuova Sabatini ha il principale obiettivo di incentivare la manifattura digitale e incrementare l'efficienza di tutti i fattori produttivi con innovazioni di processo e di prodotto labour saving. Una sfida che porterà circa un quarto delle PMI a intraprendere i percorsi di digitalizzazione dell'industria 4.0 nei prossimi cinque anni, raggiungendo competitività ed efficienza con un grado avanzato d’informatizzazione, di automazione nella propria azienda.

Risorse e formazione adeguate sono tuttavia ancora degli ostacoli. Tra gli effetti collaterali avremo forse la “fine del lavoro” annunciata negli anni Novanta dall'economista Rifkin, anticipando il dramma di una crescente disoccupazione dovuta a miglioramenti della produttività che, a differenza del passato, non produrrebbero altri posti di lavoro.

La tecnologia intelligente, nuova forza lavoro del futuro, richiederà ulteriori abilità occupazionali, ma i nuovi posti di lavoro, per loro natura, saranno rari. Le tecnologie labor-saving e time-saving, con gli incrementi di produttività, sostituiranno gran parte del lavoro umano, fisico e intellettuale, creando lavoratori emarginati in impieghi part-time, precari o licenziamenti.

Una banalissima considerazione: chi comprerà i beni e i servizi prodotti da robot collaborativi magari con intelligenza artificiale se i consumatori potenziali avranno redditi inadeguati? Si profetizza che alla metà del ventunesimo secolo, nella nostra economia degli scambi, si produrranno beni e servizi di base per una crescente popolazione mondiale, usando una frazione della forza lavoro impiegata al momento. Forse solo il 5% della popolazione adulta lavorerà nella sfera industriale entro il 2050. “Aziende agricole, fabbriche e uffici semivuoti saranno la norma in ogni Paese”.

Si potrebbe creare il caos sociale perché, lo ripetiamo, i lavoratori non sono solo uno dei fattori della produzione, sono il sostegno delle varie forme di attività di consumo, risparmio, investimenti, che sopravvivono accanto al lavoro retribuito. Tuttavia una gran parte del reddito da lavoro è già svanita, ponendo il problema di come accogliere tutti i nuovi ingressi e i fuoriusciti dal mondo del lavoro. Nell'impiego pubblico i governi non aumenteranno in modo efficace il numero dei dipendenti, ma continueranno, a ridurre il loro ruolo di datori di lavoro. Il quarto settore, che include il mercato nero e irregolare e il crimine organizzato, fornisce purtroppo un potenziale d’impiego e in molti Paesi cresce in modo rapido, divenendo fonte di reddito, erodendo i rapporti sociali e portando alla destabilizzazione.

Rimane il terzo settore, o la società civile in cui possono essere valorizzate le abilità, il talento e le competenze delle persone, con attività non profit formali e informali.

Rifkin propone un nuovo “contratto sociale” per far fronte alla “fine del lavoro”: un ampliamento del cosiddetto “terzo settore” che dovrebbe creare "un’era di post-mercato”.

Sorge tuttavia il dubbio che anche il “terzo settore” debba essere retribuito! Si può accettare che un lavoratore occupato ponga in essere comportamenti con utilità sociale positiva ma preoccupa l’attività di volontariato che affianchi la disoccupazione di un capofamiglia attuale o futuro, minacciando la sopravvivenza o la nascita stessa di un nucleo familiare.

Rifkin riporta le riserve di “molti critici progressisti del volontariato”, i quali affermano che “la beneficenza è frustrante per le categorie più deboli, che si sentono oggetto di pietà … (Mentre) I programmi statali, al contrario, partono dal presupposto che il cittadino in stato di bisogno abbia diritto al servizio, non come gesto caritatevole, ma a causa delle responsabilità dello stato di preoccuparsi del benessere generale”. Si avrebbe pertanto la creazione di un lavoro, per garantire quel diritto. Ma in seguito accantona questa obiezione.

Il Corpo europeo di solidarietà è uno degli esempi che sembra procedere in tale direzione, dando ai giovani under30 l'opportunità di sostenere le comunità e le persone in stato di necessità, con volontariato e lavoro, tirocini e apprendistati in settori legati alla solidarietà, sia nei paesi d’origine, sia all’estero.


Numerosi i settori di attività in cui i giovani possono essere inseriti: Problemi sociali, Accoglienza e integrazione di rifugiati e migranti, Cittadinanza e partecipazione democratica, Prevenzione e gestione delle catastrofi, Protezione dell'ambiente e della natura, Salute e benessere, Istruzione e formazione, Occupazione e imprenditorialità, Creatività e cultura, Educazione fisica e sport.


La Commissione Europea sta consultando i portatori d’interessi e il pubblico in generale per definire le principali priorità e le modalità di realizzazione del Corpo europeo di solidarietà. I risultati della consultazione orienteranno la proposta legislativa della Commissione.

Osserviamo come, per molti giovani in Europa, esso rappresenti un’occasione per impegnarsi in un'attività rilevante che potrebbe essere significativa nella ricerca di un lavoro (il 70% dei volontari ritiene che tale esperienza abbia aumentato le opportunità sul mercato del lavoro).

L’attuazione inizialmente si basa sulle agenzie nazionali Erasmus+, in seguito le attività di volontariato saranno finanziate dai programmi esistenti quali LIFE, Europa per i cittadini, il Fondo asilo, migrazione e integrazione, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), il Fondo europeo di sviluppo regionale e il programma Salute. Le spese per l'alloggio, il vitto, il viaggio, le assicurazioni e le spese personali dei partecipanti saranno coperte dal finanziamento dell'UE.

Una sezione occupazionale sarà creata gradualmente tramite i partenariati con gli enti e i servizi pubblici (in particolare i servizi pubblici per l'impiego), le ONG e le organizzazioni operanti in questi settori, basandosi su partenariati già esistenti nella sezione di volontariato.

Il collocamento lavorativo durerà dai due ai dodici mesi e sarà a tempo pieno o a tempo parziale.

Nel Programma Europa per i cittadini, lo Strand 2 “Impegno democratico e partecipazione civica”, si compone di tre sotto-misure di cui citiamo i “Progetti della società civile”. Al momento tali tre sotto-misure prevedono la presentazione di progetti entro l’1 marzo 2017. Pertanto con un finanziamento massimo di € 150.000 per le organizzazioni della società civile1, i promotori dei progetti che inizieranno ad agosto 2017 saranno incoraggiati ad assumere i giovani registrati nel Corpo europeo di solidarietà.

Nel 2018 sarà pubblicato un nuovo invito a presentare proposte per i finanziamenti, e si prevederà un nuovo obbligo per gli aggiudicatari: ricorrere ai partecipanti del Corpo europeo di solidarietà. La sezione "Progetti della società civile" continuerà a essere importante per tale scopo. Il bilancio approssimativo ammonterà a € 3,5 milioni l'anno.

Per gli over30 fuoriusciti dal mondo del lavoro? Resta il conforto che le predizioni elaborate negli ultimi tempi in ambito economico e sociale spesso si sono rivelate fallaci, quindi la forse banale considerazione che la nostra cultura sconta i limiti del pensiero lineare inadatto a identificare le dinamiche di una società complessa.

Note

1 ) Con il termine «organizzazione della società civile» si indicano quelle strutture organizzative i cui membri agiscono per l’interesse pubblico attraverso un processo democratico, rivestendo un ruolo di mediatore tra i pubblici poteri e i cittadini. L’articolo quindici del trattato sul funzionamento dell’Unione europea (UE) riconosce il ruolo della società civile nel buon governo dell’UE. Esempi di tali organizzazioni comprendono:

le parti sociali (sindacati e gruppi di datori di lavoro);

le organizzazioni non governative (ad esempio per la tutela dell’ambiente e dei consumatori);

le organizzazioni di base (ad esempio, i giovani e le associazioni delle famiglie).

Il Comitato economico e sociale europeo rappresenta la società civile a livello europeo.

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