Inizia una recente intervista a Bauman così:

“Oggi sappiamo che quel meccanismo da solo non ci difende, che ha crisi lo penetra e lo deforma, e così facendo lo svuota. Scopriamo che professare la democrazia nelle forme e negli istituti non ci protegge, dunque non è sufficiente. La democrazia non basta a sé stessa”.

La democrazia che non basta a se stessa non si può sentire.

Il connotato tipico della democrazia, che lo differenzia da tutti gli altri sistemi politici, è la sua capacità di autoprodursi, come meccanismo protettivo e come condizione di vita, di riformarsi generando sempre nuovi livelli, nuove dimensioni di sé. La democrazia è auto poietica.

Il termine autopoietico, coniato nel 1972 da Maturana, indica quei sistemi in grado di crearsi, di rigenerarsi, di ridefinirsi. “La caratteristica più peculiare di un sistema  auto poietico è che si mantiene con i suoi stessi mezzi e si costruisce come distinto dall’ambiente circostante mediante la sua stessa dinamica, in modo tale che le due cose sono inscindibili”.

Dunque siamo in una fase di transizione, dentro una mutazione di un sistema autopoietico che si sta rigenerando, ma che lascerà invariato se stesso. Tuttavia io non credo, come pensano invece molti teorici della complessità, che “le caratteristiche invarianti di un sistema complesso dipendono dalla circolarità e dalla chiusura operativa”, ma che dipenda piuttosto dal fatto che “il continuo cambiamento strutturale apre ogni sistema vivente alle trasformazioni e alle relazioni attive con l’esterno”: cioè a dire dalla sua adattabilità.

La democrazia allora è adattabile perché autopoietica e autopoietica perché adattabile. E questo connotato le permette di essere sostanzialmente uguale a se stessa sia nella Atene di Pericle del 400 a.C., sia nell’America di Obama nel 2015 d.C. . Da allora ad oggi, la democrazia può cambiare le sue condizioni ma non ha mai cambiato i suoi connotati. Da allora ad oggi noi sappiamo bene, abbiamo sempre saputo bene e bene ancora lo sapremo, quali sistemi politici sono democratici e quali non lo sono. Nonostante le crisi di identità, che non sono della democrazia, ma di Ezio Mauro.