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Domenica, 18 Marzo 2018 08:51

Taranto - Oggi si ferma, manifestazione "chiudiamola qui" ...articolo del prof. Erasmo Venosi

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Un’importante manifestazione oggi a Taranto organizzata da madri e padri. “Chiudiamola qui” riferita all’impianto a ciclo integrale Ilva che genera inquinamento in aria, acqua e suolo con effetti gravi su ambiente e salute.

 

Una città che Piovene nel suo “Viaggio in Italia scriveva “città di mare tersa e lieve tanto che passeggiandovi sembra di respirare a tempo di musica” trasformata da mallevadori, politicume d’antan e cinici mercanti in un’area di emergenza ambientale con elevati rischi sanitari.

Un numero prodotto dall’Associazione Italiana di Epidemiologia sintetizza la situazione di rischio in questa Città: + 27% di decessi per tutte le cause di malattia rispetto media nazionale. Diciottomila i nuovi casi di neoplasie tra il 2009 e il 2011 (dati emersi nel 2016) e fonte di riferimento il registro tumori della USL. Questa la situazione nel mentre la Camera di Commercio nel Rapporto presentato nella Giornata della Economia del 2016, scrive che quello di Taranto è “un modello di sviluppo che non funziona più”.

Questo in un Paese dove la classe politica nazionale scarica sulle spalle di chi paga le tasse nel solo comparto dei trasporti 15.222 euro al minuto per il trasporto locale e 913 mila per quello ferroviario! Non sono stati capaci né di pensare a un diverso modello di sviluppo puntando sulla vocazione locale e nemmeno a contenere gli inquinamenti attraverso bonifiche e mitigazioni degli impatti attuando le prescrizioni dell’Aia. Taranto rappresenta il paradigma della concezione delle classi dirigenti italiane. Un paradigma caratterizzato da inadeguatezza, sterilità progettuale, ignoranza scientifica e spregiudicatezza politica. Gli studi epidemiologici europei, nazionali e regionali dimostrano sufficientemente la correlazione tra inquinanti ambientali e patologie gravissime. Ne citerò alcuni legati alla specificità degli inquinanti generati a Taranto ma la loro validità è di ordine generale. Il Progetto UE ESCAPE, che ha studiato gli effetti a lungo termine dell’inquinamento atmosferico, coinvolgendo 26 paesi fra cui per l’Italia il  Dipartimento Epidemiologia Regione Lazio, Prof. Forastiere. Dati mortalità pubblicati su “Lancet” 03/ 2014, riguardano 367 mila partecipanti e riscontrano, per ogni aumento nell’aria di 5 µg/m3 di PM 2,5 un aumento della mortalità del 7%. Lo “ Studio di coorte residenziale sulla popolazione di Brindisi e provincia per la valutazione degli effetti delle esposizioni ambientali ed occupazionali”, condotto dal Dipartimento di Epidemiologia del Servizio Sanitario Regionale del Lazio, ASL di Brindisi, ARPA Puglia ed ARES Puglia nel quadro delle attività del Centro Salute ed Ambiente Puglia, datato maggio 2017.L’obiettivo dello studio era quello di valutare, nel territorio di sette comuni brindisini, l’associazione tra l’inquinamento prodotto dalle emissioni degli impianti energetici, in primis la centrale Federico II, e petrolchimici, e la mortalità, i ricoveri ospedalieri e l’incidenza dei tumori nella coorte dei residenti. I risultati dello studio in esame evidenziano una correlazione diretta tra le emissioni industriali e patologie, dimostrando come a un’esposizione delle polveri sottili e dell'anidride solforosa di origine industriale, corrisponda un aumento della mortalità e di patologie cardiovascolari e respiratorie. Ulteriori riscontri in “Bauleo L, Ancona C, Morabito A, Spagnolo S, Nocioni A, Pastore T, et al. Long-term Exposure to Air Pollution from Power Plants and Mortality in a Cohort of People Living in an Industrial Area of Southern Italy, La fonte sono gli Atti della Conferenza internazionale dell’International Society of Environmental Epidemiology “Old and new risks: challenges for environmental epidemiology”, 1-4 Settembre 2016. Roma.Sulla G.U.C.E. del 20 ottobre leggiamo una Risoluzione del Parlamento europeo la quale, tra l'altro, ci informa che "l’inquinamento atmosferico provoca oltre 430 000 morti premature all’anno nell’UE e ha un costo stimato, in termini d’impatto sulla salute, fino a 940 miliardi di euro all’anno; che l’NOx è uno dei principali agenti inquinanti atmosferici responsabile, fra l’altro, di causare cancro ai polmoni, asma e numerose malattie respiratorie, oltre a forme di degrado ambientale quali l’eutrofizzazione e l’acidificazione” Certamente le emissioni dei veicoli diesel sono una delle fonti principali di NOx nelle zone urbane in Europa ma l’effetto cumulato lo si realizza con altre sorgenti emissive e tra queste gli impianti industriali. Ancora Forastiere et, al. Studio di coorte sugli effetti delle esposizioni ambientali sulla mortalità e morbosità della popolazione residente a Brindisi e nei comuni limitrofi. Maggio 2017. Infine lo studio “Serinelli M, Gianicolo EA, Cervino M, Mangia C, Portaluri M, Vigotti MA. 2010. Effetti acuti dell’inquinamento a Brindisi: analisi case-crossover. Epidemiol Prev 34:100-107” che ha inoltre rilevato che “incrementi della concentrazione di PM10 risultano associati a incrementi percentuali del rischio di morte sia per tutte le cause naturali sia per le patologie cardiovascolari” e che “Risultati significativi si sono osservati anche per NO2 per la mortalità e per i ricoveri in categorie specifiche di popolazione”. Questi i risultati che letti con la superproduzione mondiale ed europea nella produzione di acciaio, la rivoluzione delle nanotecnologie, la sempre più limitazione dell’uso del carbone per motivi dovuti al riscaldamento globale e infine i dazi deliberati dalla più grande economia mondiale rendono davvero incredibili le scelte dei governi della scorsa legislatura su Taranto compreso i fondi deliberati e non erogati. Hanno avuto il coraggio di “distruggere “una Città che Pasolini con dolcezza poetica circa sei decenni fa nel libro “La via di sabbia “scriveva “Brilla sui due mari come un gigantesco diamante in frantumi”. Solo ai barbari poteva riuscire un’impresa così negletta e sprezzante per la vita delle persone.

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