ANNO XVIII Settembre 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Mercoledì, 28 Marzo 2018 11:13

Cecilia è vita, vita che si racconta in un’intervista a “Selfiemadegirl”

Written by  Valeria Gennaro
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Ingrid Cecilia Pasqualetti, 23 anni, di origine colombiana, vivi a Padova, con una malattia ai reni, è sin da bambina una “guerriera”.  Vive una vita esteriormente normale, seppure con tante difficoltà.

Attraverso questa interessante intervista, la bella Cecilia, appassionata di scrittura, si racconta e lancia un messaggio importante di speranza e di forza a tutte le persone malate, o che stanno affrontando un momento difficile. Incitandole ad amare senza riserve la propria vita, e ad avere fiducia in sé stesse.

Chi è Cecilia?

Sono orgogliosa delle mie origini. Nonostante sia stata staccata dalla mia terra per un’adozione. Poi, più tardi, ho capito che questa è stata per me una rinascita. Il fatto che sia stata adottata mi ha fatto sempre chiedere, perché a me? Mi domando e cerco. Cecilia è una persona che cerca, che non è statica, è curiosa. Spesso bloccata da alcune paure. Apprezzo questo mondo, nonostante abbia sperimentato molta cattiveria. Pochi amici accanto e l’amore della mia famiglia adottiva. Eppure io ho dato e so dare tanto amore. Ho cicatrici fisiche e morali che mi hanno portato ad essere quella che sono. A lungo mi sono affidata al parere degli altri. Ora sono io a decidere. Sono davvero io. Cecilia è una che si è trovata ostacoli da quando è nata. Con l’adozione sono rinata, ma ci sono dei lividi che non vogliono andare.Ogni tanto basta premerli,. e senti ancora il dolore. Parlo della mia storia per dar forza a persone che hanno bisogno di essere forti. Perché se avessi avuto qualcuno che, al momento opportuno, mi avesse “scrollata”, anche violentemente, avrei capito molto prima di oggi quanto il mondo possa essere bello.

Sappiamo che ami scrivere, perché?

La scrittura per me è stata una medicina. Sin dalle scuole elementari avevo diari, c’erano giorni in cui non scrivevo nulla, e altri in cui “vomitavo” le parole. Per me la scrittura è una droga. Ne sono dipendente. Non sono io che scrivo, ma le parole. Io sono la portavoce dei miei pensieri. Ho sempre pensato che ci fosse per me un’altra realtà, che non fosse la mia. Che non fossi la bambina adottata, ma che fossi altro, tanto altro. Mi sono sempre impegnata nello sport, a scuola poco, ma non ho mai tralasciato la scrittura. Sentivo che non fossi io a voler scrivere, e in tutto ciò che ho scritto c’è sicuramente la parte migliore di me.

Fra la scrittura e la realtà c’è un filo sottile, e chi meglio di te può spiegarcelo?

E’ il filo dell’emozione. Se scrivi un libro e riesci a far capire al lettore che quella è la realtà in cui tutto può succedere, alla quale ti puoi aggrappare…sei bravo. Come nella vita tutto può succedere, solo che nei libri nessuno muore davvero. Un buon libro sa emozionare, ma anche lasciare intravedere questo discrimine.

A proposito di realtà, c’è una sfida fra te e questa parola, è proprio in questo periodo che stai sfidando una sorte avversa, ma la tua positività non molla mai…La tua malattia ti ha reso forte, ma allo stesso tempo vulnerabile, come la stai affrontando?

Nel 2014 mi sono trasferita in Inghilterra per seguire un amore. Dopo due mesi mi ammalai, feci due operazioni. Ho avuto un’infezione ai reni, l’infezione è passata dal rene destro al sinistro. All’inizio si parlò di malattia rara, poi ho avuto complicanze. Infatti la seconda operazione durò 5 ore e mezzo. Ho vissuto alcuni anni nella penombra. Ma non sono mai rimasta completamente al buio. Ho vissuto la malattia in ospedale in maniera solitaria. In più, mia madre era ammalata in Italia. Da questa esperienza ho capito che non potevo fare altro che rialzarmi…Mi alzai con problemi, anche di lavoro, ma mi alzai.  Poi sono tornata in Italia, e qui è trascorso del tempo prima di comprendere il mio problema di salute. In Italia hanno scoperto una cicatrice al rene destro, che corrisponde a un’infezione  (“non è una cosa nuova”, mi hanno detto). Insomma un problema non curato a suo tempo. Ma io non mollo. Vivo una vita normale esteriormente, e dall’altra parte oscillo nella malattia. Al mio stadio sembra vada bene così. Ma si spera che il rene si riprenda in modo autonomo, altrimenti, in futuro, un trapianto potrebbe essere una soluzione o una condanna.

Ogni parte del nostro corpo è davvero un dono di Dio.Tutta linfa vitale che ci scorre dentro. Toccando uno degli organi più importanti come un Rene, quante probabilità si hanno di resistenza, di riuscita, di vita, per tutte le complicanze?

Il rene, quando si ammala gravemente, deve essere tolto. Possiamo vivere con un rene solo. Come il mio motto: in compagnia è buono, ma da soli si può stare benissimo.  Se si ammalano tutti e due devi accettare che devi affrontare un trapianto. Accettare da un parente, o da un amico, o, ancor di più, da uno sconosciuto un organo credo sia una responsabilità che ti spinge a credere negli altri, sei costretto ad affidarti ad altre persone. Che sia una equipe medica, o il donatore, che diventa la tua ancora per sopravvivere.  Per quanto tu possa combattere, in certe battaglie devi affidarti a qualcun altro….L’operazione ha il 50% di riuscita. Diminuiscono le statistiche, ma non la tua forza di volontà. Occorrono anche la fiducia in te stesso, in Dio e nella scienza,

I reni sono la tua lotta da vincere, come ti sei accorta di essere malata?

Per una febbre molto alta, costante, che non si abbassava. Avevo appena trovato un nuovo lavoro, lavoravo in un ufficio. Dolori pungenti al rene. Noi ci conosciamo e, spesso, sappiamo quando c’è qualcosa che non va. Bisogna credere anche alle nostre sensazioni.

Quali sono le cure da preparare, svolgere, da non sottovalutare, e i rimedi per poter sopravvivere, o vivere normalmente?

La cura principale è la prevenzione. Questa malattia si previene con il cibo, con una vita sana, e bevendo mota acqua. Inoltre, con il minore possibile di stress e preoccupazioni. Anche una buona attività fisica aiuta. Ma soprattutto una idratazione corretta, quasi 2 litri o 2 litri e mezzo. L’acqua pulisce i reni. Dovremmo tutti bere tanta acqua. Per quanto riguarda i medicinali, prendere solo quelli vitali e cercare di dosarli. Cerco di non abusare di anti-dolorifici, nonostante il dolore sia veramente forte. Per vivere normalmente indosso una panciera, per tenere i reni al caldo, ed evito di andare nei bagni pubblici. L’igiene personale è fondamentale. Resto a disposizione per chi volesse altre informazioni.

Quale il tuo appello? Cosa possiamo fare per te? Quali aiuti occorrono?

Io sono una ragazza piena di sogni, e so che vincerò questa partita. Anche solo già per la grinta che ho. Il mio vero sogno è guarire totalmente, ma anche farmi una famiglia e vivere di scrittura. In questo momento non sono fidanzata, mi sto prendendo del tempo per me.

Lancia un messaggio per tutte quelle persone che si trovano nella tuia stessa condizione, noi di Selfiemadegirl siamo  orgogliosi di divulgarlo.

Sto parlando a te persona ammalata. E’ la società che ti fa sentire tale. Per dirti che non ci sono muri che non possono essere abbattuti. Credi in te e nella tua lotta che vincerai. Sei la migliore persona che tu conosca, e devi farcela, perché è con te che dovrai stare tutta la vita. Datti forza. La malattia ti sta facendo solo cacciare le unghie. Quando ne uscirai sarai migliore, perché ogni giorni ti svegli e combatti una guerra. E piangi se ne hai bisogno, le lacrime aiutano a lasciar andare via quello che non va bene in te. Se ora piangi vuol dire che prima di piangere eri forte. Continua sulla strada che stai percorrendo. Troverai una persona che vorrà starti accanto a prescindere da tutto. Nulla mi avrebbe aiutato quanto il percorso che sto facendo con me stessa, non è troppo tardi per dire ce la faccio. Troverai una persona che ti bacerà le ferite, e ti dirà quanto sei bella. Perché sei una bella persona, e le tue cicatrici dimostrano che hai combattuto una guerra. E che l’hai vinta. Hai vinto tutte le altre, e questa non sarà da meno.

Vogliamo chiudere citando Roberto Esposito: “Se cambiassimo la nostra prospettiva, e non considerassimo più il nostro mondo dominato dall’istinto di conservazione della vita, allora la malattia non sarebbe più l’estremo rischio, ma il rischio di non potere affrontare nuovi rischi”. Lo staff di Selfiemadegirl ringrazia Cecilia per aver raccontato la sua storia, le augura una rapida guarigione, e di realizzare i tutti i suoi sogni.

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