Ne consegue che risulta vincente la coalizione Lega-Fdi-Fi con un sonante 48% mentre il Movimento 5 stelle non riesce a superare il 20 per cento con Sara Marcozzi (M5s). Lo segue al secondo posto Giovanni Legnini (centrosinistra) con il 31,3%. Stefano Flajani (Casapound) si attesta sullo 0,42% dei voti. Se valutiamo i risultati in base alle ultime politiche il Carroccio guadagna 50.000 voti mentre i pentastellati ne perdono duecentomila. Se poi consideriamo le regionali di 5 anni fa la perdita dei grillini si attesa sui 50.000 voti. Il centrosinistra, invece, con la sua solita furbata delle liste civiche riesce a contenere la perdita dei consensi con meno 25.000 voti rispetto alle politiche e 130.000 delle regionali del 2014. Che sia andato a votare poco più della metà degli aventi diritto non fa storia anche perché lo scostamento con le precedenti tornate risulta poco rilevante.
Vogliamo trarre da questo risultato un giudizio critico nei confronti del governo?
Se lo vediamo da parte della Lega dobbiamo dire che Salvini sa essere più credibile e accattivante per l’elettorato abruzzese e si presume, con le debite proporzioni, con quello nazionale. Ma subito dopo dovremmo aggiungere che la formula politica di compromesso con un contratto di governo tra Lega e Pentastellati regge al confronto popolare perchè rimane tanta la voglia di un cambiamento, ma lo è meno con il metodo adottato da Di Maio. Da qui s’impone una seria riflessione in casa pentastellata su cosa non ha funzionato e se dobbiamo attribuirlo solo ad un deficit di comunicazione e soprattutto dal modo come le riforme, in specie quelle più qualificanti, siano state presentate e sostenute dai pentastellati.
Più in generale possiamo dire che la mossa più abile, e direi vincente, di Salvini è stata quella di non rompere con Berlusconi e di riuscire a marciare con la logica dei due forni godendone la neutralità e la convergenza dei giudizi critici da parte di Forza Italia e Fratelli d’Italia rivolti solo contro i pentastellati.
I leghisti, al massimo, vengono trattati come i compagni un po’ discoletti e irriverenti, in una cordata di amici, ma pronti a riaverli a far bisboccia insieme. E quel che è peggio dopo aver fortemente ridimensionato il successo elettorale pentastellato dello scorso anno alle politiche e di poter riaprire, di conseguenza, i giochi delle alleanze con i metodi berlusconiani. (Riccardo Alfonso Centro studi politici ed economici della Fidest)