ANNO XVIII Aprile 2024.  Direttore Umberto Calabrese

Venerdì, 12 Agosto 2016 07:43

Esempio sulla riformulazione costituzionale in referendum

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Mettiamo che passi la Riformulazione Costituzionale al Referendum (cosa molto probabile) e che la legge elettorale denominata "ITALICUM" subisca qualche piccola modifica (il premio di maggioranza esteso alle coalizioni).


Mettiamo che si voti al 2018.
Mettiamo che il PD prenda il 40.5% e dunque 340 parlamentari su 600 di cui 110 nominati e 230 eletti.
Mettiamo che i partiti perdenti abbiano mandato alla Camera dei deputati tutti i loro nominati e che dunque noi avessimo una Assemblea Nazionale di 370 nominati e 230 eletti e che Renzi faccia il Congresso del suo partito contro Speranza e che il Segretario uscente abbia la maggioranza di 250 deputati contro una minoranza di 90 deputati scontenti
I 90 deputati di minoranza potrebbero ancora sfiduciare il Governo e sostituirlo, magari con un richiamo alle armi del giovane Letta?
Si, anzi ne basterebbero 41. Tra l'altro i 90 transfughi potrebbero farsi un partito, magari in coalizione con lo stesso Renzi, rientrare tutti, nominati da se stessi, come deputati e ottenere in coalizione ciò che non hanno ottenuto in partito.
Si dirà: "ma è una ipotesi di scuola".
Ma in Italia non è sempre successo così da 70 anni ad oggi?
si ridirà: "ma che c'entra noi stiamo abolendo il Senato".
A parte i fatto che non è vero, perché il Senato riformulato resiste, ma, anche se fosse (e non è), che cambia se ciò che si faceva con due camere domani si farà con una? Anzi, queste dinamiche di destabilizzazione ricattatoria possono essere più facili,
Alle strette si dirà ancora, rassegnati, si dirà ancora: "che vuoi è il gioco del pluralismo democratico". Il fatto è che pluralismo, partecipazione, libertà di azione devono stare nelle ISTITUZIONI, noi nei partiti, che non hanno niente di tutto questo.
Con tutto questo casino di riformulazione del porcellum con l'italicum, con una costituzione nuova, gattopardescamente, nulla cambia: il vuoto politico del potere discrezionale degli apparati dei partiti che hanno reso un loro surrogato le istituzioni italiane, non cambia assolutamente; anzi, si rafforza, visto che entriamo in un regime autocratico in cui lo "statuto delle opposizioni" lo decide, in regolamento, la maggioranza.
Tanto rumor per nulla.

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