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Lunedì, 12 Settembre 2016 11:53

Referendum Costituzionale - Ceci: “Il prof. Roberto D’Alimonte è veramente eccezionale”

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In un articolo apparso ieri, 11 settembre 2016, su “Il Sole 24 Ore” dal titolo “Quel «doppio voto» garantisce la governabilità”, spiega con enorme trasporto, grande competenza e dovizia di particolari, la fondamentale rilevanza politica delle cose che non ha fatto.


Fantastico!
Per evitare i fumi non definiti e gli equivoci della polemica, come faccio sempre, mi adopero in dettagliate e opportune citazioni.
1 – “Napolitano ha ragione. La guerra sul referendum non ha senso”. Ma un referendum è sempre una guerra. A meno che uno indica il referendum con il segreto intento di avere in realtà un plebiscito, il referendum è inevitabilmente una radicalizzazione delle posizioni. Poi magari vincerà il SI con l’80% dei voti. Tuttavia sempre di una guerra, eventualmente per debellatio di una minoranza (la nostra), si tratta. La cosa ridicola è che la guerra non la vogliono quelli che l’hanno dichiarata, ma questo è il comico gioco delle parti della commedia politica italiana. Ci sta.
2 – “La riforma costituzionale da sola non basta a favorire la stabilità dei governi. Ci vuole un sistema elettorale efficace. L’Italicum lo è”. Il che significa, dicendolo al contrario, che l’Italicum è un sistema elettorale efficace perché garantisce la stabilità dei governi. Ma in che senso l’Italicum favorisce la governabilità. Lo ripetono in tanti ma non l’ho mai capito. Qualche buona anima avrà un giorno la pazienza di spiegarmelo. Ha un vincolo di mandato, cioè costringe gli eletti a restare nello schieramento in cui sono stati eletti? No. In ogni caso anche questo non sarebbe garanzia di governabilità perché si può votare contro il governo pur essendo dello stesso partito. Obbliga i deputati eletti, se sono opposizione nel loro schieramento, a votare con la volontà della maggioranza dello schieramento? No. In che senso allora garantisce la governabilità? Il Premier è lo stesso leader che ha condotto la campagna elettorale? No. In una Repubblica parlamentare come la nostra non necessariamente e, infatti, non lo è stato. In una Repubblica parlamentare come la nostra la maggioranza è composta, non da chi vince le elezioni, ma da chi vota il governo, che non è sempre la stessa cosa. Per cui ci potremmo trovare nella malaugurata condizione di avere deputati eletti con il premio di maggioranza che faranno l’opposizione, cioè di aver dato il premio di maggioranza a chi farà l’opposizione. E allora, su che basi scientifiche regge l’affermazione azzardata del buon D’Alimonte che l’Italicum è un meccanismo elettorale efficace per garantire la maggioranza? Perché i deputati eletti nello stesso partito (o schieramento) sono di più? Ma è sempre stato così. È durante il governo che diventano di meno e su questo punto l’Italicum non offre (e non può offrire) alcuna garanzia di efficacia. Misteri della fede.
3 – Il prof. D’Alimonte contesta l’affermazione di chi sostiene che “esiste il rischio di «consegnare il 54% dei seggi a chi al primo turno ha preso molto meno del 40% dei voti»”. Ha ragione. Questo rischio non c’è. Ma c’è il rischio di consegnare il 54% dei seggi a chi, al primo turno ha preso il 41% dei voti, cioè comunque meno, molto meno, del 51% necessario ad una democrazia, a qualsiasi sistema elettorale democratico. Che cambia? C’è sempre una minoranza che governa su una maggioranza con un artefatto elettorale. È solo una questione di soglia, ma la sostanza politica e costituzionale è sempre la stessa: la minoranza ottiene il potere contro il volere della maggioranza. La cosa ridicola è che D’Alimonte vanta che “al ballottaggio, chi vince deve ottenere il 50% dei voti”. Prima del ballottaggio però no. Basta il 40% dei voti.
4 – Cito esterrefatto “il ballottaggio è proprio il meccanismo più adatto, in un sistema tripolare, per risolvere il problema del governo affidando agli elettori, e non ai partiti, la scelta tra i due candidati e le due liste più competitive.” Dove? In Francia, forse. Alla elezione dei sindaci, certo. Ma con l’Italicum assolutamente no. Intanto perché al ballottaggio non vanno due candidati, mai in tutto il meccanismo elettorale, ma sempre e solo i partiti o in uno schieramento o da soli. E poi perché al ballottaggio, con l’Italicum, non si decide chi governerà, ma chi otterrà il premio di maggioranza, che come già detto e mostrato dalla storia italiana, è cosa assai diversa. Dunque, “la via maestra per favorire la creazione di governi stabili è quella di dare agli elettori due voti. Il primo per esprimere la loro preferenza per il partito che piace di più, il secondo per esprimere la loro preferenza per il partito che preferiscono vedere al governo”. Appunto. Questo, però, è proprio quello che NON è stato fatto. E non è stato fatto perché, nei meccanismi elettorali la forza di ballottaggi (ogni volta che un concorrente non arriva al 50% dei voti) sta nell’esprimere un doppio voto uno per il partito e uno per il governo. Il voto per il partito che piace e il voto per il partito che si preferisce al governo è un solo voto, sempre lo stesso voto, sempre il voto a un partito che può scomporsi in parlamento e che può facilmente essere l’opposizione di se stesso avendo ottenuto un premio per essere maggioranza per altri. D’altronde un partito che piace lo si vuole al governo. Quindi quando si vota per il partito che piace di più si vota anche per il partito che si vorrebbe far governare. È sempre lo stesso voto replicato per un numero di concorrenti minore. Si pretende di dare all’elettore la possibilità del doppio voto (al partito e al governo) e si fa votare due volte sempre e soltanto per un partito. Un equivoco che si trasforma facilmente in un paradosso.
5 – concludo così: “In realtà la vera alternativa all’Italicum cui molti pensano non sono i collegi uninominali, né quelli a un turno né quelli a due turni. Sono sistemi elettorali proporzionali con premio a soglia.” Cioè? L’Italicum non prevede un “premio a soglia”? L’Italicum non è un meccanismo elettorale proporzionale? I seggi vengono ripartiti con il metodo proporzionale Hare-Niemer dei quozienti interi e dei resti più alti, e vengono assegnati applicando ai 100 collegi (da un minimo di 3 a un massimo di 9) la percentuale ottenuta da ciascun partito a livello nazionale (e questo è un altro paradosso di cui discuteremo). Allora? Che vuol dire che l’Italicum non è alternativo ai meccanismi elettorali Inglesi, Francesi e Americani? Che sono la stessa tipologia di meccanismi elettorali? E che invece quello Spagnolo (proporzionale come l’Italicum) è diverso? Boh. Di quale meccanismo elettorale parla il prof. D’Alimonte? Forse di quello che ha in mente, ma non è certamente quello che ha realizzato.
Il prof. D’Alimonte è fantastico!

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