Il presidente dei deputati 5 Stelle all'AGI: "Lascio, si è rotto il progetto ambizioso del campo progressista" e "ritengo non sia opportuno proseguire nel ruolo che svolgo". Il leader M5s attacca il Pd, "noi soli contro tutti", e accusa Draghi di aver "esiliato la dialettica politica".
La corsa al voto è iniziata, tutti i leader si sentono pronti. E c'è ancora chi spera che dopo le urne, in caso di pareggio, possa tornare utile per palazzo Chigi proprio Mario Draghi.
Accordo tra i presidenti Fico e Casellati: il voto prima al Senato e poi alla Camera. Appello delle associazioni: "No alla crisi".
Conte avverte: "Aspettiamo un segnale dal premier". Accordo tra i presidenti Fico e Casellati: il voto prima al Senato e poi alla Camera. Appello delle associazioni: "No alla crisi".
Un'assemblea fiume. Conclusa dalla sintesi di Conte: capisco le difficoltà di ognuno ma chi non se la sente di essere su questa linea è libero di andare via.
L'assemblea dei pentastellati si chiude con la richiesta al presidente del Consiglio di inserire le priorità del Movimento nell'agenda di governo. Resta forte tra i 5 Stelle anche la richiesta di lasciare l'esecutivo.
Se i Cinque Stelle dissidenti annunciassero l'addio a Conte prima del voto - come ormai sembra probabile - fuori dall'Aula, certificherebbero già quel "fatto politico" che si attende. Mario Draghi, a quel punto, potrebbe revocare le dimissioni e incassare il voto favorevole prima al Senato e poi alla Camera.
Lo scenario elezioni è il più accreditato. L'unica speranza per l'esecutivo è che una parte dei Cinque Stelle voti il sostegno a Draghi, in dissenso dal resto dei gruppi pentastellati.
Le speranze di evitare il voto anticipato sono ridotte al lumicino. Molto dipenderà da cosa accadrà all'interno dei Cinque Stelle al termine del braccio di ferro fra quanti vogliono continuare a sostenere l'esecutivo e quanti, invece, seguono la linea del presidente M5s, Giuseppe Conte, e vogliono andare allo strappo. A scandagliare fonti di governo, sembra che ormai lo scenario elezioni sia il più accreditato, tanto che c'è chi parla di due date su cui si ragiona per il possibile appuntamento con le urne: il 25 settembre e il 2 ottobre.
Il Movimento "non tirerà per la giacchetta il presidente del Consiglio". Nell'assemblea congiunta degli eletti M5s non ci sono però voci in dissenso dalla condotta fin qui tenuta.
Conte dovrebbe tirare le somme per decidere se votare domani al Senato la fiducia al governo, sul dl aiuti, o uscire dall'aula.
Decisivo il voto di giovedì al Senato sul dl aiuti. ll premier punta a recuperare i pentastellati, a un passo da lasciare l'esecutivo. Stamattina l'incontro con i sindacati.