Roma - "Stiamo cercando di diradare la nebbia sul referendum" e intanto Matteo Renzi, dal salotto tv di 'Unomattina', anticipa che la data della consultazione verrà decisa dal Consiglio dei ministri del 26 settembre.
Sul corpo di Virginia Raggi si combattono le fazioni del movimento 5 stelle: sono parole della sindaca che io mi limito a riferire. Non è andata in Vaticano ed ha lasciato che Grillo annunciasse per primo l’abbandono della corsa alle Olimpiadi e…
Oggi, 8.09.16, la Repubblica on line titola:Grillo: "Raggi va avanti, noi vigileremo" Di Maio su Muraro: "Ho sottovalutato"
Sia chiaro, io sono contro questa proposta Renzi-Boschi, non perché sia una riforma che sconvolge l'esistenza umana e spaventa i conservatori italiani contro e contrari al modernismo marinettiano, giustificazione di ogni obbrobrio politico.
Plaudo alla -giunta raggi-, anagrammata –trangugi già- da Stefano Bartezzaghi [la Repubblica, venerdì 2 settembre: 2].
Caro Alessandro Ceci, ho letto la tua riflessione. Io ne condivido il senso filosofico: i partiti si sono svuotati di senso negli ultimi decenni, perciò l’elettore è stato privato dell’oggetto su cui decidere.
Dei tanti libri di ordine tecnico e anche manualistico sulla Riforma Costituzionale, o sul suo combinato disposto con la riforma elettorale, che ho letto in questo periodo per avere una idea appropriata cosa votare al referendum, tutti sono incastrati nell'articolato tra gli articoli introdotti e quelli eliminati.
Dopo il via libera della cassazione al referendum, si attende ora che il governo fissi la data dello svolgimento della consultazione popolare.
Carlo Fusaro lo riconosce con chiarezza, tranquillamente (direi tranquillizzante).
In merito alla proposta di legge Costituzionale a cui saremo chiamati ad esprimerci tramite Referendum, non si tratta di una Riforma, ma di una riformulazione: “Non siamo dunque a un cambiamento della Costituzione, a una sua trasformazione in qualcosa di diverso, tanto meno – come pure i critici più accaniti sostengono – a un suo stravolgimento: siamo di fronte ad una incisiva modificazione che punta ad adeguare e ammodernare la sola seconda parte della Costituzione per renderla più funzionale (o meno disfunzionale…)”[1].
La lettera scritta da Gustavo Zagrebelsky al Ministro Boschi, da Torino, il 4 maggio 2014, “nella fase iniziale dei lavori parlamentari sulle riforme”[1], in sostituzione di un invito disatteso per causa di forza maggiore, “in occasione delle audizioni dei costituzionalisti”[2], ripubblicata ultimamente per la propaganda referendaria[3], sicuramente dettata dalla responsabilità di esprimere le proprie idee sulla Riforma Costituzionale, oltre che dal polemico rammarico per la presenza mancata, nonostante la buona volontà e la indubbia autorevolezza del suo dotto estensore, è una follia antidemocratica della peggior specie.