L’agenzia di rating Standard & Poors dichiara il default parziale del Venezuela dopo che Caracas non ha pagato 200 milioni di interessi sui prestiti obbligazionari in scadenza nel 2019 e nel 2024.
Il presidente degli Stati Uniti non ha escluso una estensione del tetto del debito ma si è detto "assolutamente certo che il default sarà evitato". In caso di incidenti di percorso potrebbe a rischio la sua partecipazione al G7.
L’agenzia di rating Standard & Poors dichiara il default parziale del Venezuela dopo che Caracas non ha pagato 200 milioni di interessi sui prestiti obbligazionari in scadenza nel 2019 e nel 2024.
Maduro lo nega, altri fanno finta di niente e molti sono i preoccupati. Ciò che tutti temevano è diventato realtà, il default, che nell’economia venezuelana sembrava un fantasma scongiurato per le innumerevoli risorse naturali del paese, diventa invece un dato di fatto grazie all’amministrazione di Maduro.
“Ristrutturazione” e “rifinanziamento” sono stati i termini ambigui usati ieri da Maduro nel disperato tentativo di rinviare l’imminente default per l’economia venezuelana. Il presidente venezuelano, che ha aumentato il debito pubblico di circa 132, 15 miliardi, non è riuscito a saldare il debito di $1,1 miliardi per il rimborso di obbligazioni. Durante i giorni scorsi, lo stesso Maduro ha lasciato scadere un altro debito di $1,7 miliardi con la Deutsche Bank perdendo la quantità di 36,9 tonnellate di oro equivalenti.
Caracas (Venezuela) - Il Venezuela incontrerà i propri creditori il prossimo 13 novembre a Caracas con l’obiettivo di evitare il default. Soltanto giovedì il presidente Maduro aveva annunciato un piano di ristrutturazione del debito con l’estero, stimato in 155 miliardi di dollari.
Caracas - Apparirebbe un paradosso che dopo tutte le manovre di Maduro per prendere il potere utilizzando la parodia dell’assemblea costituente, l’affossamento arrivi dai mercati finanziari che non concedono mai l’appello alla politica.
Assenteismo, parco mezzi datato e una lunga storia di errori di gestioni: Atac sembra condannata al fallimento. E' il suo stesso direttore generale, Bruno Rota, a lanciare un allarme che suona come l'anticipazione dell'inevitabile: l'azienda romana dei trasporti pubblici va dritta verso il crac.